Edoardo Vigna intervista su 7 – Corriere della Sera (1/11/2018) il Presidente della 25^ edizione del Concorso, Vladimir Ashkenazy.
VLADIMIR ASHKENAZY È UNO DEI GRANDI PIANISTI E DIRETTORI D’ORCHESTRA del nostro tempo. Ci incontriamo a Monza per la venticinquesima edizione del concorso pianistico internazionale Rina Sala Gallo (presiede la giuria). È accompagnato dalla moglie Thorunn, islandese: «Stiamo insieme dal 1960, da quando lei era venuta a studiare a Mosca». Ashkenazy è nato in Unione Sovietica – a Gorki – sotto Stalin, 81 anni fa. È diventato famoso nel 1955 quando, al concorso pianistico Chopin di Varsavia, il più prestigioso del mondo, a 17 anni arrivò secondo: il grande Arturo Benedetti Michelangeli lo voleva vincitore al posto del concorrente polacco scelto dai colleghi giurati di casa e rifiutò di firmare il verdetto. Nel 1963 abbandonò l’Urss, per rientrarvi subito dopo la caduta del Muro di Berlino, 26 anni dopo. Interprete fra i più amati, soprattutto delle musiche di Rachmaninov e Chopin ma anche di Bach, Beethoven e Chaikovskij, racconta una carriera straordinaria fatta di migliaia di concerti nei teatri più famosi, dalla Scala in giù, e oltre 40 milioni di dischi venduti. Comprese le sonate 24, 25 e 27 proprio di Ludwig van Beethoven: gli porto il vinile che avevo comprato da ragazzino con la paghetta per fargli autografare la copertina, si emoziona e mi dice, quasi timidamente, «Grazie». Si sente ancora molto russo. «Come mia madre», precisa, «e cristiano ortodosso come lei: mio padre era ebreo, ma a otto anni lei mi fece battezzare di nascosto». Solleva il maglioncino dolcevita bianco: sulla pelle c’è una grande croce russa d’oro.